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Casellati: sono in troppi tra virologi e medici a parlare, basta con l'infodemia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 27/07/2021 21:26

"Basti pensare all’ingiustificata visibilità data ai virologi che si sono resi protagonisti di un susseguirsi di dibattiti frammentari, contraddittori e confusi, con opinioni espresse e poi ritrattate, provocando il pericoloso “fai da te” dei cittadi

"Basti pensare all’ingiustificata visibilità data ai virologi che si sono resi protagonisti di un susseguirsi di dibattiti frammentari, contraddittori e confusi, con opinioni espresse e poi ritrattate, provocando il pericoloso “fai da te” dei cittadini sui loro comportamenti sanitari"

Chefossero in tanti a parlare sull'epidemia ormai è un fatto risaputo. Tanto che anche il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha bacchettato la stampa che ha dato (e dà) troppo spazio alle tanti voci, a volte in contraddizione fra loro: “La risposta alla domanda di informazione da parte del pubblico ha finito anche per generare il fenomeno della “infodemia”, l’enorme flusso di notizie, incontrollato e spesso incontrollabile, che crea disorientamento, incertezza e ansia in molti cittadini. Basti pensare all’ingiustificata visibilità data ai virologi che si sono resi protagonisti di un susseguirsi di dibattiti frammentari, contraddittori e confusi, con opinioni espresse e poi ritrattate, provocando il pericoloso “fai da te” dei cittadini sui loro comportamenti sanitari. È più che mai necessario, dunque, interrogarsi sulle nuove e ancora più impegnative responsabilità di chi gestisce e lavora nei media”, ha eslamato Maria Elisabetta Alberti Casellati, incontrando i giornalisti della Stampa Parlamentare a Palazzo della Minerva, nella Sala Capitolare, per la tradizionale cerimonia del Ventaglio. Non è un caso allora che qualcuno ha messo in rete una petizione per dire “Basta ai virologi in tv”. La mole di firme raccolte la dice lunga su come gli italiani si siano stufati di Matteo Bassetti, Roberto Burioni, Ilaria Capua e altri illustri commentatori. Ognuno pronto a ritagliarsi il suo spazio di visibilità, di notorietà, di narcisismo, dicendo speso cose inesatte o in totale contraddizione tra loro. Questa cosa ha infatti portato sempre più i cittadini a non fidarsi della scienza, apparsa come non mai divisiva e priva di basi e dati su cui appoggiare le proprie tesi.

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Domenico Giordano di Arcadia ha analizzato la loro presenza sui social, l’umore (non esaltante) degli utenti quando si parla di loro e il dominio di Galli sui 64 milioni di menzioni. Dopo un inizio in sordina sono cominciati battibecchi sempre più polemici con Bassetti che litiga con giornalisti, politici e personaggi televisivi e Galli che si scaglia contro un presidente di regione, giornalisti, direttori di testata e filosofi. Per continuare con Crisanti che si accapiglia con economisti, cantanti, politici e colleghi medici per finire con Burioni che mette nel mirino trasmissioni televisive, parlamentari, economisti e giornalisti. Le due tagcloud, realizzate con Liveinsights di Blogmeter ci restituiscono la fotografia esatta della esposizione mediatica dei quattro scienziati, nonché la loro capacità di scavalcare per presenza e visibilità tutti gli altri colleghi. A cui si aggiunge l’analisi di Reputation Science che a dicembre 2020 ha fatto emergere “anche un doppio livello di incoerenza nelle dichiarazioni rilasciate, infatti molti esperti hanno cambiato approccio nei vari mesi, ma in generale si è assistito a una forte divergenza tra le opinioni riguardo alla gravità della pandemia e alla severità delle misure di contenimento” con la diretta conseguenza di una maggior confusione dei cittadini esposti continuamente a “posizioni diverse sugli stessi argomenti”. In termini di sentiment, infatti, tra i quattro l’unico a superare di poco la soglia del 30% è Marco Bassetti, che si ferma al 31,71%, mentre tutti gli altri sono ampiamente sotto questo valore. Burioni si ferma al 26,39%, Galli al 26,21% e chiude la classifica Crisanti con il 25,91%. Tanta visibilità ha anche un costo per la Rai che in alcuni casi paga un gettone di presenza. Un esempio? Ilaria Capua  ex deputata di Scelta Civica ha la sua “fee”, come si chiama nell’ambiente, d’ordinanza: “Per un contributo di 10 minuti su Skype o dallo studio televisivo dell’università siamo attorno ai 2 mila euro più Iva. Non andiamo a minutaggio ma se si chiede una presenza di 10 minuti non può essere di un’ora, altrimenti la fee sale". Forse si dovrebbe seguire l'esempio americano: parla solo Fauci e si fa portavoce di tutti i colleghi senza generare confusione fra chi ascolta.

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